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Come ogni Sabato al San Pedro...

Cantiamo con le voci del CHACO

Come ogni Sabato al San Pedro...

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Parco Zologico di Mallassa (LA PAZ)

La visita al Parco Zologico con i Bambini del San Pedro

12 Aprile Dìa del Niño

Un giorno di FESTA al Centro Edcuativo Alegrìa

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lunedì 30 maggio 2011

Il Chaco Boliviano

Da molto tempo sognavo di osservare con i miei occhi le terre del Chaco Boliviano, maledetta terra di moderni schiavi senza acqua e speranze, dove il Che tentò di emulare la più fortunata guerrilla cubana.
È così che accompagnando Valentina a fare una breve e informale valutazione di un progetto finanziato dalla sua associazione spagnola,ne ho approfittato per fare un bel giretto tra le comunità isolate del popolo Guaranì, nel cuore del Chaco e proprio nella Selva dove combattè il Che.
Prima ci siamo concessi una breve visita di un giorno alla capitale e seconda città, per grandezza, della Bolivia, nonchè capitale autonoma della regione: Santa Cruz de la Sierra. La città è tristemente famosa per essere destinazione di chi ama il divertimento discotecaro sfrenato, le vetrine dei negozi di abbigliamento costosi e le ville faraoniche dei narcos, pertanto abbiamo semplicemente vagato un pò per la piazza coloniale, mangiato e dormito come veri vacanzieri, dopo 16 ore di autobus da La Paz!



Il giorno seguente siamo saliti sul primo minivan disponibile e siamo partiti alla volta di Gutierrez, il pueblito dove ci avrebbero ospitato; 4 ore di viaggio lungo la strada che porta dritta a Yacuiba, al confine con l'Argentina, il paesaggio che riempie la vista, dolci colline e le immense distese del Chaco, pascoli che si alternano alla tipica selva chacena, adatta sopravvivere ai lunghi periodi di siccità e calura.
Il buon vecchio Padre Tarcisio ci ha accolto e dato il benvenuto, tranquillo e dalle maniere amichevoli, 30 anni di "militanza" tra il popolo Guaranì, perseguitato durante la dittatura militare, la stessa che governava ai tempi del Che, quando vagava di pueblo in pueblo come paramedico. Oggi ha una scuola di educatori di comunità, lo scopo principale è quello di formare operatori locali capaci di essere punti di riferimento per la educazione informale sopratutto di ambito igienico-sanitario, visto che le comunità più isolate vivono ancora in condizioni spesso insopportabili, senza acqua e corrente elettrica.



I giorni seguenti abbiamo visto con i nostri occhi 3 di queste comunità, le prime scuole, faticosamente messe in piedi, poichè tirare su 4 mura di mattoni spesso non è argomento convinecente a portare fino a quì insegnanti e formatori locali e poi i primi programmi per implementare e diversificare le scarse attività produttive, come i laboratori di artigianato con i telai. Ma la cosa che mi ha maggiormente colpito sono state le scuole di musica, dove i bambini prendono confidenza con violini, chitarre, percussioni; certo verrebbe da pensare che in villaggi di case di fango e tetti di palme, suonare il violino possa essere secondario, specialmente quando lotti per la fame e l'acqua, ma a sentire quelle melodie che riempiono le stanze putride dove si esercitano e l'aria serale calda e umida di quei villaggi, ti viene da pensare che quella stessa musica significhi tanto per i suoi abitanti e che tutti, in fondo, hanno diritto a liberare la mente dalla polvere e dalla miseria umana in cui sono stati costretti.
Suerte y hasta pronto
























giovedì 19 maggio 2011

Gita al CotaCota puntata 2: La VENGANZA de los pirates en el parque

Il gruppo dei piccini non aveva avuto l'oportunità di devastare qualche luogo pubblico, così questa settimana siamo tornati al Parque di Cota Cota per irrompere nella tranquillità dei fighetti in Zona SUR....




Per avere un assaggio di quanto si possa rumoreggiare dentro un autobus (figuratevi fuori) guardate come un autista arrivi a pensare al suicidio solo perchè osa passare dentro una galleria

Weekend a Sajama


 L'Altiplano. Una distesa senza fine, piccoli arbusti e cespugli ricoperti di muschio verde, la terra rossa calpestata solo da allevamenti di Lama e una striscia di asfalto nero che taglia il paesaggio fino all'orizzonte.

L'orizzonte, dominato da una cordigliera isolata al confine con il Chile, dove svetta imponente il Vulcano Sajama, con i suoi 7800mt, il più alto della Bolivia.
 
Sonnecchiamo nel minivan che sfreccia nella strada senza fine, ci siamo alzati presto per partire e ora ci godiamo il paesaggio che ti rapisce lo sguardo, il vulcano con il suo ghiacciaio che fa impallidire, a confronto, le tante immagini del più famoso Kilimanjaro nel cuore della savana africana. Non mi aspettavo di vedere uno spettacolo simile, nella mia mente c'era solo il relax in una pozza di acqua termale che sgorga ai piedi del Sajama nell'omonimo parco naturalistico e invcece mi ritrovo due giorni con la testa in sù a mirare e rimirare uno spettacolo che penso solo la Bolivia possa offrire.



Il minivan ci scarica all'incrocio con la via sterrata che porta al piccolo pueblo di Sajama, sono le 14 circa (siamo partiti alle 9) e siamo nel mezzo del NULLA, in attesa che qualcuno ci carichi a pagamento o gratis verso il villaggio dove dovremmo sostare prima di recarci, il giorno seguente, alle terme. Il Sole picchia forte, il paesaggio acquisisce quasi una colore biancastro, non abbiamo alcun riparo se non l'ombra di un cartellone publicitario e guardiamo passare, ogni tanto, camion che vanno su e giù dal confine chileno. Dovremmo essere frustrati per l'attesa, ma cogliamo l'occasione per lasciarci avvolgere dal silenzio e dalla maestosità dei ghiacciai che ci circondano, siamo a 4300mt e su per altri 4000 le vette bianche contrastano in maniera impressionante con il rosso e il verde dell'altipiano bruciato dal Sole; ci saremmo sciolti se un vento gelido non ne avesse affievolito il calore.
 
Il tempo scorre e pian piano arrivano gruppetti di indios che desidarano tornare a casa dopo il giorno di mercato e che, come noi, attendono con calma che qualcuno li carichi. Dopo un paio d'ore, Valentina trova un buco in un minivan carico di merci e io e Sonia (l'altra educatrice del carcere) troviamo un paio di posti nel super fuoristrada di un simpatico boliviano, che trasporta una carovana di donne pacene urlanti; gridano e cantano per tutto il tragitto e la cosa mi infastidisce un pò, ma almeno riusciamo a raggiungere Sajama prima che cali il sole.






Il tramonto nell'altiplano è incantevole, ma dai 25-30gradi si passa sotto lo zero in una mezz'ora.Tradotto significa un freddo porco che ci costringe a rintanarci nel primo Hostal disponibile per non morire congelati! 





 
La prima giornata passa così, aspettando una cena che scaldi un pò e poi subito a nanna. Siamo distrutti e nel villaggio semi-deserto, anzi deserto e basta, non c'è nulla da fare se non provare l'ebrezza di trasformarsi in ghiaccio, per cui facciamo scorta di coperte e alle 21 tutti a letto. La mattina seguente svuotiamo l'unico negozietto del villaggio, per procurarci acqua e qualcosa da mangiare a pranzo e ci incamminiamo verso le pozze termali. Dall'obiettivo ci separano 8km a piedi nel mezzo della landa deserta, con tanta pazienza iniziamo a mettere un piede dopo l'altro, ma fortunatamente dopo poco, una nuvola di polvere ci avvisa che un fuoristrada sta arrivando. Sfoderiamo il classico sorriso dell'autostoppista, la macchina si ferma e dal finestrino impolverato spunta il viso sorridente di una pazza ricercatrice brasiliana, Paula!
Che mito e che salvezza Paula! Se ne va in giro da sola nell'altiplano a cercare pueblitos desolati dove raccogliere dati sulle scuole periferiche della Bolivia. Decide di darci uno strappo, ma alla fine opta per il cazzeggio alle terme con i nuovi amici italo-boliviani! Che culo, ci saremmo sciolti al sole, nel tentativo di fare la strada a piedi.
Finalmente raggiungiano le meritate pozze d'acqua caliente, siamo soli e circondati da un paesaggio sempre più emozionante, facciamo il bagno nella nostra idromassaggio naturale, prendiamo il sole e facciano due chiacchiere, puro relax!!! poi verso ora di pranzo Paula decide che ora di rimettersi in marcia, ma prima ne approfittiamo per farci dare un passaggio alla Laguna, un laghetto ai piedi delle montagne assolutamente imperdibile. 












Ci salutiamo e ci diamo appuntamento a La Paz, ci godiamo la vista della Laguna e, dopo pranzo, ripercorriamo gli 8km che ci separano dal nostro hostal, ogni tanto ci guardiamo indietro, sperando di essere fortunati ed imbeccare un altro fuoristrada, ma questa volta dobbiamo faticare, in due ore e mezza di cammino sotto il sole, non passa nessuno, ma va bene così





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