Immagini Recluse

Come ogni Sabato al San Pedro...

Cantiamo con le voci del CHACO

Come ogni Sabato al San Pedro...

.....e ci Perdiamo nei nostri Pensieri!

Parco Zologico di Mallassa (LA PAZ)

La visita al Parco Zologico con i Bambini del San Pedro

12 Aprile Dìa del Niño

Un giorno di FESTA al Centro Edcuativo Alegrìa

5x100 a laboratorio solidale

Dona il tuo 5x1000

sabato 25 agosto 2012

Volontariato ai Domicialiari

Il San Pedro ci racconta delle storie davvero incredibili....
...e non solo riguardo ai detenuti, ma anche dei volontari che con molta fatica ogni giorno regalano il loro piccolo apporto, positività e risorse alla popolazione carceraria.
Questa volta vi racconterò della Prof. Helena, una maestra di primaria, boliviana, che da anni collabora con le istituzioni locali per migliorare le relazioni tra la scuola dove lavora e il Penal de San Pedro. Una donna instancabile, già verso i 60, il cui sostegno alle famiglie ed ai minori del Carcere è fondamentale per l'educazione formale dei bambini stessi. Un'amorevole nonnetta, diremo noi, che volontariamente e quotidianamente mette le sue energie a disposizione di chi non ha diritti, di chi non ha davvero nulla se non, a volte, la bontà e il sacrificio di questa donna.
Ebbene due settimane fa, mentre si accingeva ad entrare nel Penal, la Prof. Helena, sente una donna che la chiama, si volta ....
"Professora, potrebbe portare queste medicine a mio marito? vive nella Sezione Pinos, altrimenti dovrei fare una fila immensa..."
La prof., sempre disponibile, come suo solito accetta di effettuare il servizio ed entra a farsi perquisire dal servizio di vigilanza. La Prof. è una persona piuttosto conosciuta anche dalla polizia del Penale, ma sfortunatamente hanno da poco cambiato il personale addetto alla sorveglianza, Helena si trova davanti ufficiali sconosciuti che la controllano minuziosamente e, senza nessuna difficoltà, incontrano il Blister con le medicine dategli dalla donna in fila al cancello. Le "Medicine" risulteranno essere pastiglie di droga inserite in un normale blister da medicinale, tipo quello dell'aspirina, per intenderci....
Lo stupore della profesora la lascia senza parole, la povera donna cerca con lo sguardo la "signora" che le ha dato le medicine, ma lei è scomparsa. Trionfalmente Helena viene scortata presso l'ufficiale addetto alla sicurezza, come se fosse una narco-trafficante da Film. Orgogliosi dell'arresto appena concluso e sicuri di aver assicurato alla Giustizia una feroce criminale, i poliziotti chiamano alla radio la sezione dei colleghi della FELCN, ovvero la Narcotici, che la prelevano per lasciarla in una cella 5 giorni! prima di concerderle i Domiciliari sotto pagamento di una cauzione di 15000 boliviani, quasi 1700 euro, una quota spropositata per una docente delle elementari!
Ora immaginatevi la frustrazione e l'amarezza di Helena che ha servito le istituzioni della sua città e del suo paese volontariamente per anni! immaginatevi il dolore e la tristezza di ricevere un trattamento da criminale comune dopo aver lavorato gratis e riempito le immense lacune dello stato sociale boliviano! Immaginate il suo cuore che non potrà più colmarsi della gioia di aiutare i bambini di questo carcere infernale e immaginatevi i bambini stessi per perderanno una "nonna" che è spesso la unica persona che si fa in quattro per loro!
mentre vi immaginate tutto questo pensate anche che ogni giorno la Polizia Boliviana, addetta alla "Sicurezza" del Carcere, riceve migliaia di dollari in mazzette per chiudere un occhio (anzi tutti e due) sulle decine di litri di alchool e i Kilogrammi di cocaina, Pasta Base e altre droghe, medicinali di contrabbando, Telefoni, Televisori, apparecchaiture Audio-Video, Armi e qualsiasi altra porcheria legale o illegale vi venga in mente. Il San Pedro è un Paradiso per molti versi e per i corrotti è anche una importante fonte di reddito. Si specula su tutto, dalle persone in Ingresso-Uscita, alle cose......ma questa storia ve la racconterò un'altra volta.
Ora mando un affettuoso saluto alla cara Prof. Helena.
Muchas Suertes

lunedì 12 marzo 2012

5x1000 Laboratorio Solidale

Pronta la campagna 2012 per donare il 5x1000 a Laboratorio Solidale....
...in anteprima il volantino che avrete il piacere di distribuire

mercoledì 29 febbraio 2012

L'uso Politico della IN-Giustizia

Foto di Giovanni Cobianchi 2012
La Giustizia, La Giustizia Politica, L’uso Politico della Giustizia…. Noi italiani siamo più che abituati ad ascoltare queste parole, le leggiamo stancamente da anni sui giornali, a molti di noi è persino venuto il dubbio che esistessero i Magistrati “Rossi” e che la Mummia di Lenin potesse tornare alla vita come nella famosa pellicola Holliwoodiana e sommergere l’Europa e il Mondo nell’ombra della dittatura…. Con Il tempo abbiamo imparato che l’unica vera mummia italiana è Berlusconi e la classe politica che ha generato in un nuovo “ventennio” di infausta memoria, ma senza rendercene conto, senza render ci conto presi come siamo dalla nostra quotidianità, in molti paesi la latitanza della Giustizia è per alcuni un vero incubo. La Bolivia è uno di questi paesi. In altre occasioni abbiamo già parlato dello strambo sistema giudiziario boliviano che prevede termini di carcere preventivo assurdi: 36 mesi, nei quali, in una sorta di giustizia al contrario, è la Difesa dell’imputato che deve produrre le prove necessarie alla cessazione della detenzione in attesa di giudizio e lo Stato, ad ogni modo, se dopo i canonici 36 mesi non ha raggiunto il livello necessario nelle investigazioni per incriminarti può continuare a tenerti in manette e se va bene ti manda a casa con una pacca sulle spalle, pacca sprovvista comunque delle “scuse” per averti rovinato la vita per anni….. ….e vivere in un carcere boliviano per qualche tempo, la vita te la rovina davvero, parola di chi ne ha conosciuto un po’ le dinamiche! Ieri ho conosciuto per la prima volta una aula di tribunale, un amico, prigioniero “politico” da circa 40 mesi, prelevato da casa sua, incappucciato, malmenato, minacciato e costretto a firmare una dichiarazione di colpevolezza sotto la minaccia di vedere la propria famiglia matada! Il giorno prima del suo arresto, la sua unica colpa fu quella di partecipare ad una manifestazione sindacale contro l’Agenzia nazionale boliviana per i giacimenti petroliferi (YFTB), una diatriba tra il governo e l’Oriente boliviano, vecchia di decenni, poiché i dipartimenti del sud-oriente vorrebbero ricevere maggiori “introiti” dalle estrazioni di greggio, visto che è loro la terra che rende prospero lo Stato. Nella notte fu fatto esplodere un gasdotto di 800km da cui la Bolivia esporta il greggio fino in Argentina; iniziò una polemica e la necessità di trovare dei colpevoli, furono arrestate 5 persone tra cui il nostro amico Josè Vaca. Nei 40 mesi successivi la magistratura boliviana non ha addotto nessuna prova, non ne ha bisogno, non ne vede la necessità, anche perché non ne ha…. ….ma non ha importanza, José è un chaceño, di Villamontes, un Terrorista, un terrorista sui generis, diremmo noi che da quando lo conosciamo lo sentiamo parlare solo della bellezza di condividere una tavola imbandita di ogni bene, possibilmente carne alla brace e casse di vino, un uomo che ama amare, amare le donne in particolare, un cantante con una voce possente che sopravvive nel carcere pensando alle feste e ai balli della sua terra. Un uomo che comunica vita, incriminato di aver dato la morte. Un manifestante incriminato dal partito degli ex-estremisti del Movimento al Socialismo (MAS) del sindacalista Evo Morales, oggi presidente boliviano. Un chaceño di una area socio-politicamente minoritaria del Paese, incriminato da coloro che promuovono i diritti costituzionali delle comunità minoritarie (indios)… ….es decir….la memoria storica di ogni paese è piuttosto corta, lo sappiamo noi italiani prima di tutti.

mercoledì 22 febbraio 2012

Talleres con la Fundaciòn Simón I. Patiño


Si è aperta oggi la nuova stagione di collaborazione con la fondazione Simon Patino di La Paz. I laboratori per i nostri bambini del San Pedro,  sono sempre molto interessanti, guidati da un’ottima professionista, la dott.ssa Susy Soto e ricchi di spunti  anche per gli educatori del centro Alegrìa. I bambini partecipano con attenzione alle attività proposte, laboratori di disegno creativo, lettura e comprensione testuale, il tutto facilitato secondo un metodo moderno basato sul lavoro e l’interazione di gruppo….insomma nulla a che vedere con le attività dell’educazione formale, quella boliviana in particolare, ancora troppo legata alle lezioni frontali e a dinamiche educative desuete che, anche per i più teneri d’età, che lascia troppo spesso che la noia detti le regole della giornata, così come ci riportano i nostri bambini quasi ogni giorno!
E allora anche se per le tasche “associative” questi cicli presso la fondazione costano un piccolo surplus per il trasporto dei bambini carcere-fondazione, mattina e pomeriggio, siamo comunque orgogliosi di garantire momenti formativi  come questi, che oramai fanno parte integrante della nostra programmazione eduicativa annuale…..bene così

sabato 18 febbraio 2012

Cuentos Raros

Foto di Pietro Paolini
È bello mescolare ricordi e fantasia, racconti e immaginario, finzione e realtà. Quando ascolto i nostri educatori nelle consuete riunioni del Venerdì, capita che mi perda nel mondo di “racconti” che loro stessi insinuano nella mia mente attraverso il vissuto quotidiano del lavoro che portano avanti con tanta passione…

Papà me lo diceva sempre, “tieni sempre per mano tua sorella”. Mi fissava con quel suo sguardo infiammato di di alchol e pasta-base di coca, prima di accasciarsi di nuovo sul materasso a fumare la pipa. Che tipo il mio papà, a volte si perdeva per giorni nella cella con i suoi amici, che fracasso: grida, risate e quell’odore pungente che usciva dalla stagnola che si passavano! Io allora me ne andavo a correre coni miei amici nel patio di San Martin, la Sezione più grande del San Pedro; certo non potevo mai perdere di vista Anaya, mia sorella, chi lo avrebbe poi sentito il mio papà arrabbiato….però a volte mi piaceva sparire per un po’, correre all’impazzata tra gli stretti corridoi delle celle, ridere degli improperi che mi venivano lanciati come maledizioni dai Presos ciondolanti in qualche angolo appartato….libera, libera dal rancho da raccogliere ogni giorno per il mio papà troppo malato, libera dai quei panni sudici che ero costretta a lavare, libera dai pianti della mia sorellina. 
Le mie giornate passavano così e per un anno non sono andata nemmeno a scuola, poi un giorno una vecchia signora accompagnata da una amica più giovane e con uno strano accento, hanno detto che mici avrebbero portato, hanno parlato anche con papà, che all’inizio le ha mandate a quel paese, tipico, ma poi ho visto una cosa assai strana: mio padre si è alzato dal materasso e ha stretto la mano a entrambe! Il giorno dopo le due signore mi hanno regalato una divisa nuova nuova e una borsa con le cose che si usano a scuola, ricordo sempre con gioia e che al mio collegio avevano un patio molto grande, mi divertivo molto di più che nella sezione san martin, potevo correre fino allo sfinimento senza dover badare a mia sorella e la cosa spesso indispettiva i miei maestri che dovevano rincorrermi per acciuffarmi e riportarmi in classe. Il pomeriggio lo passavo al Kinder Alegrìa, la cosa bella e che stava proprio a San Martin, così tra una corsetta e l’altra facevo i compiti con l’Hermana Mari e dei giochi o disegni con José…. 


…”tienimi sempre per mano”… Tra Dicembre 2011 e Febbraio 2012 altre 3 minori hanno subito abusi nel Penal de San Pedro, in altri periodi siamo più “fortunati” ovvero non sappiamo realmente quanta violenza viene perpetrata sui minori dentro il carcere!

domenica 29 gennaio 2012

A Edmundo Jacinto Aquize Leon

Tiempo Recluido
Mascando horas,
fraccionando espacios
buscando oscuras claridades,
sufres, tomas y amas.
Gozas de la vida pero no de lo
que tu corazòn anhela.
Laten tus sentidos 
a ritmo del dolor.

Quanti di voi hanno mai immaginato  la Reclusione?
Quanti hanno sgranato gli occhi nel buio in preda all’incubo di vivere chiusi dentro un recinto di sbarre?
Io l’altro giorno ho provato ad immaginare, viceversa, i passi che ti portano a superare le sbarre e recuperare la libertà negata dopo tanti anni…e ho pianto.

Ho immaginato di ricevere la notizia della ”libertà” in 24 ore, ho sentito su di me gli sguardi dei compañeros, la gioia “triste” degli amici, i bisbigli di una coppia di disperati, logori e rinsecchiti, i loro commenti mentre si passano una pipa di pasta-base nascosti in un angolo buio: “Quel figlio di un cane esce”. Ho raggiunto il dormitorio dei “senza sezione” , che pena, mi rendo conto proprio ora che ho dormito per anni tra i rinnegati dei rinnegati…meglio così, almeno non ho dovuto sottostare alle prepotenze e alle violenze dei delegati di Sezione e dei loro scagnozzi. 
Il tempo si ferma mentre salgo la scalinata scassata del dormitorio, ogni scalino e lungo anni della mia vita, una vita passata per lo più tra queste mura fradicie di umidità dove non sono mai stato in silenzio, ho sempre fatto “domande” e questo, forse, ha rinchiuso la mia vita nella frustrazione delle risposte e nella violenza del potere che mi ha sbattuto dentro. Mi ricordo gli anni dell’adolescenza, passata dal fruttivendolo libanese di Buenos Aires che proprio per la mia curiosità sfacciata, mi chiamava Patchouli, come l’essenza araba che ha la capacità di insinuarsi dappertutto. 

Ho aperto la “borsa buona”, quella dove custodisco gelosamente i ricordi della mia vita, il mio libro di poesie, un cd di musica, i miei appunti, una foto. Dentro ci sono anche i vestiti che aspettavo di mettere da mesi, lavati e ben riposti per salutare con dignità questa fogna che chiamano carcere. A vivere, così come a morire, ci si va come Dio comanda, sarà per questo che in tutti quei film sulle carceri, chi sta per uscire si rade per bene, si doccia e si mette i vestiti buoni, penso…..mentre con tutta la calma possibile eseguo un certosino contropelo sul mio viso. Non posso fare a meno di sogghignare e quasi mi sgozzo, pensando che, nei film americani, per i criminali c’è sempre una bella stangona con mini e tacchi da capogiro che aspetta dall’altra parte, mentre stasera farò una bella entrata (o meglio uscita) nella Plaza San Pedro, completamente vuota e silenziosa…. 

Di solito le ultime ore prima di eventi della mia vita sono sempre state lunghissime, ma perso nei mei pensieri, non mi accorgo che il megafono, o chi dietro di lui, sta chiamando il mio nome! Raggiungo il patio centrale trascinando le mie cose raffazzonate alla buona, c’è un folto gruppo di amici, che sfidando l’oscurità del Penale di questa bagnata sera di Gennaio, mi aspettano per regalarmi un ultimo abbraccio da “recluso”. Felicità e paura iniziano una strana danza dentro la testa, fino al cuore, che batte per sfondare la cassa toracica, come a cercare anche lui la sua libertà….la libertà, un pezzo di carta, una pacca sulla spalla del tenente alla porta e un desiderio che riempie il silenzio e il vuoto di quella maledetta piazza: vivere

giovedì 5 gennaio 2012

Ricordi mescolati a caso!







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