Da molto tempo sognavo di osservare con i miei occhi le terre del Chaco Boliviano, maledetta terra di moderni schiavi senza acqua e speranze, dove il Che tentò di emulare la più fortunata guerrilla cubana.
È così che accompagnando Valentina a fare una breve e informale valutazione di un progetto finanziato dalla sua associazione spagnola,ne ho approfittato per fare un bel giretto tra le comunità isolate del popolo Guaranì, nel cuore del Chaco e proprio nella Selva dove combattè il Che.
Prima ci siamo concessi una breve visita di un giorno alla capitale e seconda città, per grandezza, della Bolivia, nonchè capitale autonoma della regione: Santa Cruz de la Sierra. La città è tristemente famosa per essere destinazione di chi ama il divertimento discotecaro sfrenato, le vetrine dei negozi di abbigliamento costosi e le ville faraoniche dei narcos, pertanto abbiamo semplicemente vagato un pò per la piazza coloniale, mangiato e dormito come veri vacanzieri, dopo 16 ore di autobus da La Paz!
Il giorno seguente siamo saliti sul primo minivan disponibile e siamo partiti alla volta di Gutierrez, il pueblito dove ci avrebbero ospitato; 4 ore di viaggio lungo la strada che porta dritta a Yacuiba, al confine con l'Argentina, il paesaggio che riempie la vista, dolci colline e le immense distese del Chaco, pascoli che si alternano alla tipica selva chacena, adatta sopravvivere ai lunghi periodi di siccità e calura.
Il buon vecchio Padre Tarcisio ci ha accolto e dato il benvenuto, tranquillo e dalle maniere amichevoli, 30 anni di "militanza" tra il popolo Guaranì, perseguitato durante la dittatura militare, la stessa che governava ai tempi del Che, quando vagava di pueblo in pueblo come paramedico. Oggi ha una scuola di educatori di comunità, lo scopo principale è quello di formare operatori locali capaci di essere punti di riferimento per la educazione informale sopratutto di ambito igienico-sanitario, visto che le comunità più isolate vivono ancora in condizioni spesso insopportabili, senza acqua e corrente elettrica.
I giorni seguenti abbiamo visto con i nostri occhi 3 di queste comunità, le prime scuole, faticosamente messe in piedi, poichè tirare su 4 mura di mattoni spesso non è argomento convinecente a portare fino a quì insegnanti e formatori locali e poi i primi programmi per implementare e diversificare le scarse attività produttive, come i laboratori di artigianato con i telai. Ma la cosa che mi ha maggiormente colpito sono state le scuole di musica, dove i bambini prendono confidenza con violini, chitarre, percussioni; certo verrebbe da pensare che in villaggi di case di fango e tetti di palme, suonare il violino possa essere secondario, specialmente quando lotti per la fame e l'acqua, ma a sentire quelle melodie che riempiono le stanze putride dove si esercitano e l'aria serale calda e umida di quei villaggi, ti viene da pensare che quella stessa musica significhi tanto per i suoi abitanti e che tutti, in fondo, hanno diritto a liberare la mente dalla polvere e dalla miseria umana in cui sono stati costretti.
Suerte y hasta pronto