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domenica 13 marzo 2011

Liberi di...Costruzione di una Relazione chiusa tra 4 sbarre

Abbiamo parlato di Relazione Sociale nella molteplicità delle sue accezioni, in molti di questi Post, se non fosse altro perchè riguarda il 120% delle attività di un volontario quì al San Pedro, tuttavia affronto determinate problematiche relazionali per la prima volta e questo Carnevale dentro il carcere mi è servito per viverle e adattarle alla mia persona. Così mi sono accorto che chi vive sigillato tra quattro mura per anni della sua vita, matura una capacità innata di pensare, ragionare, sragionare e, a volte, impazzire su quello che osserva in se stesso e negli altri ogni giorno della sua detenzione. Nel carcere ci si re-inventa, perchè il pensare e il pensiero è l'unica cosa, capace di farci sorpassare le barriere materiali entro le quali siamo chiusi. Il carcere ci logora dall'interno perchè ci costringe a costruire una logica ossessiva dietro i gesti più insignificanti: una occhiataccia di un amico può farci pensare che egli ci odii per una ragione che non potremmo mai comprendere e che ci lacererà dentro; l'occhiataccia di un nemico può essere letto come un tentato omicidio e potrrebbe indurci a non frequentare più una sezione del carcere per paure innominabili; nel carcere una parola sospirata si fa urlo e una diceria verità documentata. Dietro queste situazioni relazionali paradossali, si inseriscono poi le più classiche logiche di una comunità chiusa: le simpatie, le invidie, i clientelismi, la corruzione, gli amori e le gelosie...
Una sezione del carcere contro l'altra, un delegato di sezione contro il leader della fazione opposta e la sua cerchia; Nel carcere il simbolismo di ogni singolo gesto è suscetibile delle speculazioni più assurde e può essere interpretato come è più comodo dal "potente di turno" ed è questo uno dei nodi fondamentali su cui i volontari devono prestare la massima attenzione.
Il Kinder per i nostri bimbi, infatti, non giace tanto su fondamenta traballanti, per la maniera assurda in cui è stato costruito, ma perchè è soggetto ogni giorno alle "scosse" di un mondo di Relazioni instabili e imprevedibili: come volontario, per esempio, non posso abbracciare in maniera troppo affettuosa una delle mie piccole canaglie, poichè maleintenzionato che mi osservasse, potrebbe spargere la voce che Barbara ha scelto un pedofilo come educatore; come volontario non posso fermarmi più dello stretto necessario a bere qualche bicchiere con degli internos, poichè potrei sembrare un tantino "disinvolto" con Mr. Alchool e questo è male, anche il giorno di Carnevale, anche se tutti strisciano a terra gonfi di alchool come canotti; come volontario devo stare attento a scegliere le mie amicizie, poichè ogni internos ha uno status, una reputazione. Certo che posso e devo relazionarmi con tutti, specialmente con coloro che necessitano di un consiglio, di una parola, di ascolto e di affetto, ma ad ogni modo devo rispettare la"forma" e il potere costituto dietro le sbarre, perchè sfidarlo apertamente sarebbe come scuotere le fondamenta del faticoso lavoro di relazione di cui il Kinder è una magnifica espressione.
Come si può convivere con queste emozioni? Semplicemente ponendosi sempre e comuque delle "domande", re-inventarsi ogni giorno come fanno i detenuti del San Pedro, lasciando dietro l'uscio di casa, le paranoie, le paure. Cercare il loro stesso livello, ci fornisce quella necessaria tranquillità di fare bene, poichè sforzandoci di entrare nel turbinio dei loro pensieri, prima di tutto torniamo a casa con un bagaglio di esperienza e di crescita che altrimenti non potremmo mai avere; in fondo se ogni giorno non lavorassimo anche su noi stessi, riusciremmo a condividere ben poco con gli altri e la relazione diventerebbe un triste monologo interiore, senza scambio, senza umanità.
Naturalmente quello che posso offrirvi è una "finestra" sul San Pedro perchè se mi beccassero a fare foto sarebbero cazzi amri per tutti; quella che vedete dalla finestra è la sezione San Martin dove c'è il kinder per minori ciaooooooooo

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